Con l'enfatizzazione della meritocrazia la scuola è di fronte a qualcosa di più di una sfida, è
di fronte al confronto con vincoli imposti e che incidono anche sui criteri di
valutazione, ma soprattutto determinano un
mutamento radicale dei suoi obbiettivi educativi che non sono mai giudicare per la vita, ma porsi momento per momento, tappa per tappa il problema di confrontare ciò che ha prodotto verso i suoi studenti con ciò che gli studenti restituiscono in termini di apprendimento.
Infatti sollecitando gli insegnanti ad adottare criteri
meritocratici si va a modificare le finalità stesse dell’educazione tra le
quali non vi è il misurare il merito ed attribuirgli un potere, ma lo stimolare
e far crescere quelle doti che, in un tempo successivo a quello scolastico,
possono costituire alcuni degli elementi che compongono il merito del singolo.
Le conseguenze ricadono anche sul profilo professionale
dell’insegnante che, a questo punto, dovrebbe discutere, riaffermare e riappropriarsi della propria specificità diversa, specialmente in considerazione delle partizioni delle fasce di età della scuola primaria e dell'obbligo scolastico, dalle logiche delle strutture produttive del mondo del lavoro. Insomma insegnare è insegnare a percorrere itinerari e a riconoscere i segnali, non è fermare al casello per esigere un pedaggio.
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