chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 21 dicembre 2011

Buon Natale 2011



Vorrei un Natale spericolato, tranquillamente spericolato.

Un Natale con i regali solo ai bambini con la sorpresa e non la lista come ai matrimoni.
Un Natale con il coraggio di cantare per strada.

Un Natale senza film-panettone sbandierato in tv anche dentro casa mia.
Un Natale-natale, stellato, bambino, innocente.

Un Natale  in cui non ci devono per forza ricordare che questa festa l’hanno inventata prima di Gesù perché non me ne importa.
Vorrei un Natale con il berretto di lana in testa e i calzettoni di lana.
Vorrei un Natale arcobaleno.
Un Natale profumato di ginepro.

BUON  NATALEEEE!

domenica 11 dicembre 2011

Insegnare / imparare gli è tutto sbagliato o gli è tutto da rifare? di Mariaserena Peterlin

Ikosaedro: tante facce per  un solido
Non credo sia tutto sbagliato.
Certo, l’attuale modello scolastico ha pezzi che cigolano e penzolano da tutti i lati.
Certo, la scuola funziona a un regime ben diverso da quello che vorremmo.
Le famiglie hanno perso l’antico deferente rispetto per l’istituzione e trasmettono ai figlio una diffidenza di fondo verso gli insegnanti, i programmi, le fatiche scolastiche.
I docenti, dal canto loro, sono probabilmente una categoria poco omogeneamente orientata. Alcuni difendono a buon diritto il loro ruolo; altri lo difendono nonostante risulti, per come lo svolgono, nei fatti anacronistico o indifendibile.
Come più volte s’è detto, difetti simili si possono riscontrare in tante categorie di professionisti : dall’artigiano al giudice.
Allora qual è il problema?
Il problema è che se non è tutto sbagliato certamente c’è moltissimo da rifare.
E non invochiamo media e web a soccorso o alibi delle nostre alate spiegazioni.
Prima di imputare o esaltare vecchi e nuovi media pensiamo a cosa è accaduto alla nostra società, a come si sono frantumati i legami, le consolidate ricchezze delle sapienze trasmesse tra le generazioni.
Pensiamo a come e quanto si sia diffusa una mentalità di consumo esasperato e di auto soddisfacimento di bisogni veri o presumibili, a quanto sia prevalso l’individualismo che si manifesta quando si proclama, e non sempre dopo aver ben pensato alle conseguenze, un assoluto diritto al sogno, alla felicità, alla realizzazione di sé.
Pensiamo a come questi nuovi scopi della vita abbiano agito come asfaltatori non solo di vecchie strade in cui ci si ascoltava e, diciamolo, ci si sapeva anche sopportare; ma anche come costruttori di aspirazioni irrealizzabili.
Quali?
La bellezza e la forma fisica (perfette!), la salute, l’efficienza, il movimento verso il successo, la soddisfazione, l’appagamento.
E si è perso per strada il costruire per il domani per ottenere, invece, nell’oggi.
Si è messa da parte l’attesa per sollecitare l’istantaneità della conquista.
Si è dismesso quel fondamentale specchietto retrovisore e laterale che ci aiutava a vedere non solo chi ci sopravanza, ma anche chi ci è accanto, chi cerca di raggiungerci, chi abbiamo superato.
E invece abbiamo salvato il culto delle differenze e delle presunte superiorità.
Ora molti di noi sono, dentro e fuori, soli. E non sono più felici.
La scuola non sarà tutta sbagliata, ma certamente è tutta da rifare. E potrebbe ricominciare a costruire davvero solo se si chiedesse quali sono davvero i suoi obbiettivi. Parliamo di scuola, e non di Università.
Gli obbiettivi sono le cosiddette competenze? Allora andiamo di male in peggio. Si può diventare dei competenti asociali e cinici.
Gli obbiettivi diventano, invece, la formazione di un cittadino utile a se stesso, responsabile e fortemente motivato ad interagire con i suoi simili condividendo percorsi? Bene, allora potremmo anche incamminarci verso una ricostruzione.
Ma oggi siamo molto lontani. La sirena dell’eccellenza insieme al satiro del merito hanno deformato le nostre visioni di educatori.
E se l’educazione vede distorto il futuro nasce morto.

domenica 4 dicembre 2011

AUGURI pres Monti? anche no.


affetti vs il potere forte?
Arriva la manovra Monti preceduta da una serie di anticipazioni. E i soliti noti preparano il terreno perché sia accettata proprio da chi (il popolo ex-sovrano) sarà chiamato a pagare e già paga pesantemente.
Dicono infatti che la manovra dev’essere assolutamente approvata. Altrimenti l’Italia fallirà, ci ammoniscono sciorinando dati, previsioni, e statistiche ben chiosati da Merkel e Sarkozy.E a noi non resta che piangere? Non è detto. Dovremmo cercare di capire meglio quanto sta accadendo. Ci sono considerazioni tecniche che hanno un peso indubbio, ci sono realtà che non possiamo ignorare, ci sono anche tensioni populistiche (forcaiole? boh, non vorrei essere così corriva) che vanno all’arrembaggio del consenso (e qui mi par di intravedere, non troppo defilati, anche di Pietro o la Lega) ci sono anche tante belle e serie spiegazioni. E va bene. Però mi pare di intravedere anche un meccanismo, e qui mi vorrei tanto sbagliare, che sembra voler indurre intenzionalmente soggezione e timore nel comune cittadino ossia nella persona che si occupa del suo lavoro ed è costretta a dedicarsi ai propri problemi quotidiani, ma non ha competenze specifiche di economia-politica-finanza.
In compenso il comune cittadino paga, come s’è detto, e paga e paga da anni.Tento di spiegarmi meglio: la soggezione ci viene indotta con lo sciorinare di dati tecnici; il timore mediante una serie di previsioni più o meno attendibili, che ci dicono, in poche parole, che lo tsunami sta inevitabilmente per colpirci e quindi dobbiamo mollare tutto e salvarci rimanendo nudi e crudi, però con un tozzo di pane in mano. A me sembra, infatti, che accettando le premesse, per di così, “europee” non rimanga che il tozzo di pane. In realtà non siamo soli: viviamo e dialoghiamo con tante persone, e sappiamo tutti che non capita di incontrare facilmente chi abbia tanta fiducia nella manovra ormai decisa da augurare buon lavoro a Monti. Noi “gente” abbiamo infatti la netta certezza dell’imminente arrivo di una batosta più grossa delle altre e non abbiamo fiducia che questa batosta sia davvero risolutiva. Anzi. Ma c’è un altro aspetto. L’attacco ai già pensionati viene sferrato sia con il blocco delle pensioni sia con l’aumento quotidiano del costo della vita. Ed ancora non basta. E’ stato scatenato un attacco pesante alla generazione pensionata perché è evidente che esiste (ed è stato generato e fomentato) una contrasto astioso con la generazione giovane e precaria. I trenta-quarantenni attribuiscono agli attuali pensionati la responsabilità della catastrofe odierna, li accusano di aver avuto chissà quali privilegi e di essere un peso alla società perché. Nessuno, invece, dice più che molti pensionati hanno pagato fino a quaranta anni di contributi corrispondenti anche al 40 o 50% del loro stipendio; e la domanda dovrebbe quindi essere: dove sono finiti tutti quei nostri soldi? Questo è il vero problema. Torniamo all’insidioso conflitto generazionale: guardiamoci intorno, leggiamo quello che accade e vedremo che non si tratta del fisiologico atteggiamento già noto come il contrasto tra generazioni che si avvicendano,  chiediamoci dunque: perché un antico e consolidato patto generazionale, fatto di tradizioni, di cultura famigliare, di solidarietà, di mutuo affetto e rispetto viene di fatto messo in discussione? Perché i giovani pensano che i non giovani siano non solo un peso, ma addirittura dei parassiti privilegiati? A chi giova tutto questo? Nessuno desidera le sommosse di piazza, e meno di tutti chi ha vissuto trasmettendo, con i fatti e l’impegno, valori e pensiero democratici. Tuttavia non basteranno le parole ad evitare che la situazione peggiori quando non solo il futuro continua ad essere sempre più precario, ma ci arrivano messaggi definitivamente scoraggianti e la  contrapposizione tra generazioni si rafforza . Una volta innescato un processo di questo tipo, una volta incoraggiata la lotta tra poveri, una volta disintegrato il tessuto sociale e culturale cosa potrà accadere? Scrive Giuseppe Turani sulla sua pagina di fB: i tecnici sono indispensabili;  ”Mille deputati, va detto una volta per tutte, non rappresentano il popolo ma quei 4-5 signori che li hanno nominati. Si tratta di un parlamento ridicolo e che non rappresenta nessuno.” Brutta notizia. Nemmeno a me e molti altri piace questo Parlamento, ma chi (a destra, al centro e a sinistra) ha scelto le liste dei candidati, chi ha fatto eleggere questi deputati, chi dirige i lavori del Parlamento?
E perché gli opinionisti hanno avvertito solo adesso chi li legge ed ascolta che il Parlamento era diventato inutile e ridicolo e dunque, potremmo concludere, ridotto a fantoccio insieme alla democrazia che dovrebbe rappresentare?
Non siamo stati noi, popolo di cittadini quotidianamente alle prese coi problemi, ad aver deciso come e perché tutto questo potesse accadere. E se le ragioni della giustizia sociale non saranno interpretate in modo illuminato è difficile immaginare una soluzione senza conflitto.
Allora la legittima domanda: è un conflitto, che sarebbe subito strumentalizzato, quello che si cerca di indurre?
Le generazioni dei pensionati attuali e precedenti hanno già dato e pagato. Mio padre, ad esempio ha pagato quando fu spedito in Russia dal regime fascista, quando ha lavorato oltre quarant’anni e poi è morto, pensionato. Un peso per la società? Parliamone. Io sono andata a scuola a 5 anni, a ventidue ero laureata, a sessanta pensionata. E adesso, se non crescessi i nipoti, i miei figli non potrebbero lavorare (da precari laureati). Siamo di peso?
Di solito non dico né “io” né “mio” perché siamo in tanti in questa situazione. Ma vogliono farcelo dimenticare. Uniti si combatte mentre soli si perde. Questa è la differenza.
Ed è questo che non si vuol far capire. Anzi, forse si è capito: ed è questo probabilmente, uno dei motivi per cui si tentata di mettere i figli contro i padri. Una volta rotto questo legame saremmo davvero finiti.